Abstract
Lo scavo del grande santuario emporico ad alta frequentazione greca, che da oltre quaranta anni dirigo a Gravisca, porto dell’antica metropoli etrusca di Tarquinia, continua a rivelare sorprese grandi e piccole. Queste novità riguardano sia la funzione economico-sociale e politica del luogo di culto, che aspetti più propriamente collegati con la religiosità etrusca, che dagli inizi del V secolo a.C., con la fine della frequentazione greca, emergono sempre più chiaramente dalla documentazione archeologica: in particolare si presenteranno i nuovi dati sul singolare sacello del dio Śuris, l’ “Apollo nero” degli inferi etruschi, e sull’introduzione del culto di Adone già agli inizi del V secolo a.C.