Corso di Laurea magistrale a ciclo unico in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali - SUSCOR

Negli ultimi decenni gran parte dei più importanti musei antropologici del mondo hanno sentito fortemente l’esigenza di una trasformazione radicale. Sorti per lo più nel XIX secolo sulla base di paradigmi scientifici oggi totalmente superati, questi musei inglobarono e incrementarono le collezioni di oggetti di diversa provenienza presenti negli antichi “gabinetti di curiosità” costruendo la rappresentazione di un’umanità divisa in “razze” disposte secondo una scala gerarchica, e alimentando in questo modo la propaganda coloniale. I processi di decolonizzazione seguiti dall’esplosione dei massicci fenomeni migratori hanno reso quegli impianti museali anacronistici e in alcuni casi imbarazzanti. In Francia, in Germania, in Belgio, negli Stati Uniti un intenso dibattito si è sviluppato nella società civile e nella comunità scientifica, imponendo un rinnovamento degli allestimenti e della visione storica e culturale che vi soggiace. Infine, le richieste di restituzione di alcuni reperti acquisiti in contesti coloniali che iniziano a giungere a molte istituzioni museali impongono un dibattito pubblico che consenta di delineare in quest’ambito politiche adeguate alle sfide del nostro tempo. 

Il Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino ben esemplifica questa parabola. Chiuso dal 1984 è oggi alla ricerca di un’identità nuova e di soluzioni allestitive innovative, per offrire alla città e al territorio quegli strumenti di conoscenza e riflessione sulla diversità culturale che le sfide della globalizzazione richiedono. Inoltre, sono presenti a Torino altre importanti collezioni di oggetti artistici ed etnografici extraeuropei formatesi nell’ambito delle attività internazionali e diplomatiche di casa Savoia, in grandissima parte nascosti nei depositi dei musei e non fruibili al pubblico (Musei Civici, Musei Reali, Residenze Sabaude, Congregazioni missionarie, ecc.), cui si aggiungono importanti collezioni private.

La giornata di studio intende stimolare una riflessione in quest’ambito sulla scorta della presentazione di alcuni casi internazionali, al fine di avviare un dibattito propositivo in grado di delineare il futuro possibile delle collezioni etnografiche del territorio piemontese.